Le squallide giornate di Gennaio

“Seduto curvo come sui banchi di scuola

la finestra è chiusa come i miei occhi

Sto aspettando che entri il sole

nella stanza buia del mio cuore

Sto aspettando una dolce brezza

che porti via con sé il ricordo

di queste squallide giornate di Gennaio

 

Davanti a me un bicchiere vuoto

colmo di malinconie e occasioni perdute,

un gabbiano con le ali spezzate

abbandonato al suo destino

sul deserto freddo della spiaggia

e onde giganti che scavano nel profondo

senza fermarsi mai

Davanti a me un cavallo bianco

che stramazza al suolo dopo una folle corsa

tra le fiamme dell’inferno

e un pozzo senza fine

da cui si attinge sangue di rosa

 

Sono solo immagini nella mia mente

nelle squallide giornate di  Gennaio

 

Davanti a me una viola strappata alla vita

dal gelido vento e lacrime di dolore

che si trasformano in pioggia,

una fiaba triste e incomprensibile

che parla alla mia anima

lacerata dai suoni di conchiglia

Davanti a me profonde rughe di eternità

scolpite sulla roccia e sulle fronti dei sapienti,

le mani rovinate di un lavoratore,

una nave che si allontana lentamente

dalle solitarie banchine del porto

per scomparire all’improvviso sulla linea dell’oceano

 

Sono solo immagini nella mia mente

nelle squallide giornate di Gennaio

Non sono pazzo,

sto solo aspettando che entri il sole

 

Un vecchio violino scordato

tenta l’ultima grande melodia, senza speranza

Riflesso su un frammento di specchio, vedo un vagabondo 

che recita questa poesia triste che nessuno mai ascolterà”